In collaborazione con Furore - Associazione culturale e OdV, giovedì 3 ottobre 2024, ore 17.00 nell’ambito del Calendario Estate 2024.
IL RISORGIMENTO DELLE ARTI:
LUIGI BARTOLINI E LE STRATEGIE RECORD DI CESARE RATTA
in occasione della mostra
Luigi Bartolini e gli acquafortisti italiani
al tempo di Cesare Ratta
promossa e organizzata dal Comune di Collesalvetti
ideata e curata da:
Francesca Cagianelli e Paolo Bassano
in collaborazione con
Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi, Macerata – MEDIA PARTNER
con la partecipazione dell’Archivio di Luciana Bartolini
e dell’Archivio di Luigi Servolini
Pinacoteca Comunale Carlo Servolini
AUDITORIUM DI VILLA CARMIGNANI
Villa Carmignani, via Garibaldi, 79 – Collesalvetti (località Poggio Pallone)
30 maggio – 26 settembre – PROROGATA FINO AL 31 OTTOBRE
Saluti dell’Amministrazione Comunale di Collesalvetti
e Furore - Associazione culturale e OdV
Interverranno
GIANLUCA PELLESCHI, critico cinematografico
MASSIMO GHIRLANDA, storico del cinema e Presidente del Centro Studi Commedia all’Italiana di Castiglioncello
Introduce Francesca Cagianelli
L’Amministrazione Comunale di Collesalvetti annuncia con estrema soddisfazione la proroga fino a giovedì 31 ottobre 2024 della prestigiosa mostra “Luigi Bartolini e gli acquafortisti italiani al tempo di Cesare Ratta promossa e organizzata dal Comune di Collesalvetti ideata e curata da Francesca Cagianelli e Paolo Bassano in collaborazione con Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi, Macerata – MEDIA PARTNER con la partecipazione dell’Archivio di Luciana Bartolini e dell’Archivio di Luigi Servolini (Villa Carmignani, via Garibaldi, 79 – Collesalvetti, località Poggio Pallone / orari: tutti i giovedì, ore 15.30/18.30 - anche su prenotazione per piccoli gruppi; visite guidate gratuite su prenotazione per piccoli gruppi (minimo 6 persone) / info: 0586980118-252 e 392/6025703; cultura@comune.collesalvetti.li.it; www.comune.collesalvetti.li.it), e invita alla 3° Puntata straordinaria del calendario colligiano, realizzata in collaborazione con Furore - Associazione Culturale e ODV, in programma giovedì 3 ottobre 2024, ore 17.00.
Realizzata in collaborazione con Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi, Macerata / MEDIA PARTNER, con la partecipazione dell’Archivio di Luciana Bartolini e dell’Archivio di Luigi Servolini, questa nuova importante occasione espositiva dedicata all’artista marchigiano ha puntato ad ampliare gli orizzonti dell’indagine storiografica relativa alla stagione della rinascita del Bianco e Nero in Italia nel corso dei primi tre decenni del XX secolo, in strategica continuità con la sequenza espositiva dedicata alla riscoperta dei protagonisti dimenticati dell’incisione italiana ed europea del Novecento, a partire dalle pionieristiche mostre dedicate a Irma Pavone Grotta (Irma Pavone Grotta 1900-1972. L’aristocrazia della linea nel segno de “L’Eroica”: dal simbolismo al Déco, Pinacoteca Comunale Carlo Servolini, 14 febbraio -19 luglio 2014); e a Mimì Quilici Buzzacchi (Una donna tra le due guerre. Mimì Quilici Buzzacchi e l’Italia del ‘900: vedute del cuore tra xilografie, litografie ed ex libris 1923-1969, Pinacoteca Comunale Carlo Servolini, 15 novembre 2018-7 marzo 2019), fino all’inedita iniziativa espositiva intitolata a Frank Brangwyn (Luigi Servolini e Frank Brangwyn al tempo dell’Eroica. Momenti della rinascita della xilografia tra Italia e Inghilterra, Pinacoteca Comunale Carlo Servolini, 5 settembre-26 ottobre 2023.
Non a caso il Calendario Culturale Estate 2024, dal titolo “IL RISORGIMENTO DELLE ARTI: LUIGI BARTOLINI E LE STRATEGIE RECORD DI CESARE RATTA”, dedicato a inediti focus sulla fortunata, ma ancora scarsamente nota stagione della rinascita del Bianco e Nero in Italia, fortemente voluto dai curatori e dall’Amministrazione Comunale per veicolare le strategie dominanti della mostra intitolata a Luigi Bartolini, ha contribuito a incrementare la divulgazione e la valorizzazione di quella sbalorditiva ondata promozionale avviatasi sotto gli auspici di Luigi Servolini e dell’editore-tipografo Cesare Ratta (Bologna, 1857-1938), che condusse alla revisione delle classifiche allora vigenti relativamente alla schiera degli acquafortisti italiani, consolidando una volta per tutte il destino di alcuni futuri protagonisti della calcografia contemporanea, quali appunto Luigi Bartolini.
Dopo l’excursus curato dalla conservatrice Francesca Cagianelli, relativo alla mission ormai pluriennale della Pinacoteca Comunale Carlo Servolini, che nella conferenza dal titolo “Itinerari di Cesare Ratta tra i Labronici del Novecento” ha puntualizzato i gangli del raffinato progetto dell’editore bolognese, finalizzati alla strategica sutura tra l’astro fattoriano e alcuni protagonisti della rinascita acquafortistica, e dopo la conferenza di Nicola Micieli, critico d’arte, intitolata “Arte come polemica: Bartolini versus Bertini. Il caso Russoli e l’invettiva contro l’astrattismo”, focalizzata sulle cosiddette “intemperanze” di gusto bartoliniano, ovvero su quel registro di incontenibile effervescenza culturale attestata dall’indagine approfondita da lui condotta sull’epistolario Rosi-Bartolini, con la 3° Puntata straordinaria del calendario colligiano, realizzata in collaborazione con Furore - Associazione Culturale e ODV, la Pinacoteca Comunale Carlo Servolini punta tutto sul caso del celebre romanzo di Luigi Bartolini, “Ladri di biciclette” (Roma, Polin 1946).
Sotto i riflettori innanzitutto i patron della vocazione scrittoria del marchigiano, a partire da Vanni Scheiwiller che nel rieditarne nel 1989 gli “Scritti d’arte” si appellava al verdetto di Raffaello Carrieri, “Bartolini come Maroncelli scrive col sangue: un calamaio per ogni vena”.
Non resta quindi che condividere con Scheiwiller l’auspicio di una puntualizzazione di tale itinerario poetico, il cui apice coincide all’unanimità con quel “romanzo picaresco” costituito da “Ladri di biciclette”, citato dallo stesso Bartolini nell’ambito di un’inchiesta della rivista “Ulisse” del 1957, dal titolo “Quali sono le condizioni della nostra narrativa attuale?”.
Citando la scomunica ricevuta in merito a racconti quali “La povera meretrice” o “Un calco di bella donna”, ma anche il romanzo “Conti con l’oste”, rimasti allo stato di pubblicazioni “in cerca di editore”, l’artista non esita a rivendicare la propria prestigiosa carriera letteraria: “Eppure – ribadisce Bartolini – dopo Ladri di biciclette – che ha avuto una ventina di edizioni in traduzioni straniere – una certa fiducia mi si potrebbe concedere”.
Ed è lo stesso Scheiwiller a ribadire, nonostante l’anatema pervenuto anche al volume “Esperienze nel mondo volgare”, scritto, secondo la testimonianza bartoliniana prima della stagione fascista e proseguito fino alla nascita di Luciana, il talento letterario dell’artista, proprio in virtù di “quel suo miracoloso modo di raccontare, per il sangue della sua prosa classica e modernissima insieme”.
Da Passeggiata con la ragazza (Vallecchi, Firenze 1930) e Il ritorno sul Carso (Mondadori, Milano 1930), fino al Molino della Carne (Bompiani 1931), L’Orso ed altri amorosi capitoli (Vallecchi, Firenze 1933) e Il cane scontento ed altri racconti (Tuminelli, Roma 1942), editi dai più prestigiosi editori italiani dell’epoca, l’artista riscuote il plauso della più accreditata compagine critica, tra cui si distinguono Dino Garrone, Enrico Falqui, Berto Ricci, Giuseppe De Robertis, Emilio Cecchi, Pietro Pancrazi, Romano Bilenchi.
Ma è soprattutto Vita di Anna Stickler, corredata di venti acqueforti e due disegni dell’autore (Tuminelli, Roma 1943), preceduta dalla raccolta poetica Poesie ad Anna Stickler (Edizioni del Cavallino, Venezia 1941), che costituisce un mirabile antefatto di Ladri di biciclette, in particolare in relazione al coefficiente di realtà emblematica espresso dal personaggio di Anna, che giustifica il motteggiare di Emilio Cecchi intorno al timbro della prosa letteraria bartoliniana, capace di evocare attraverso “qualche rozza parola”, quali “vino, amore, donna”, lo scenario di “presenze tanto più vive, fragranti, complete che in autori maturi e consapevoli i quali non adoprano la realtà se non in via di mediazione”.
Non possiamo quindi non citare il verdetto di Scheiwiller in margine a Ladri di biciclette, quando giunge a consentire con Geno Pampaloni (Roma, 25 novembre 1918 – Firenze, 17 gennaio 2001), che in margine al catalogo della mostra Acqueforti di Luigi Bartolini, allestita al Centro Culturale Canavesano di Ivrea nel 1957 ribadiva il primato di quella “specie di romanzo (Ladri di Biciclette) che è ancora una delle cose più riuscite e felici di questo dopoguerra”: ne deriva la citazione della “la fama mondiale” addensatasi sul “romanzo picaresco” di Bartolini, pubblicato nel maggio 1946 da Polin, uno sconosciuto editore romano, ristampato quindi da Leo Longanesi nel 1948, e subito tradotto in quindici edizioni straniere, in Francia, Germania, Stati Uniti, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Svizzera, Svezia, Argentina, Cecoslovacchia, Danimarca, Israele.
Ma è lo stesso Bartolini a dissociarsi, nell’ambito del notiziario “Le carte parlanti” del 13 settembre 1954, in merito al commento della terza edizione del romanzo stampata da Vallecchi, polemizzando fervidamente contro l’esito cinematografico: “Il film omonimo non rappresenta che la prima metà del romanzo. Ed anzi, il film si regge, artisticamente, soltanto nelle sequenze che meglio aderiscono al romanzo, e che rappresentano, assai bene, al vivo vero, quello che avevo rappresentato e descritto”.
Dilagano, nell’ambito della polemica tra Bartolini e Zavattini, le ragioni della modernità di “Ladri di biciclette”: “La tesi del romanzo è antiflaubertiana; anti-ottocentesca. Furono, infatti, i romanzieri francesi dell’Ottocento che eroizzarono, assecondando un mito demagogico, ninfomani provinciali sul tipo di “Madame Bovary” o poeti che, come l’ingenuo Verlaine, cantarono dei “cari ladri e dei dolci assassini”. In questo libro è, invece, il galantuomo che si prende il gusto di dare scacco matto ai ladri, riuscendo a rintracciarli attraverso i meandri di una Roma che, nell’anno 1944, era ancora in preda alla guerra civile, nel triste dominio dei ladri e degli assassini. Una Roma d’eccezione”.
La motivazione vincente addotta da Bartolini rispetto all’esito cinematografico, deve ricondursi alla storia del costume italiano, rispetto alla generica ambientazione ordita da De Sica: “Ma, ed è superfluo aggiungerlo, se il romanzo assume il valore d’un documento storico, resta fermo che non costituisce una diffamazione di Roma appunto perché descrive una Roma fuori della sua normalità. Nel film, che non definisce alcuna epoca, non si rinviene un galantuomo neppure a pagarlo un occhio: invece, nel romanzo, i galantuomini danno scacco ai ladri”.
Proprio sulle divergenze tra il romanzo bartoliniano e l’adattamento cinematografico interverranno i curatori dell’evento: GIANLUCA PELLESCHI, critico cinematografico, e MASSIMO GHIRLANDA, storico del cinema e Presidente del Centro Studi Commedia all’Italiana di Castiglioncello.