ÀKANTHOS
Calendario Culturale Estate 2025 in Pinacoteca
promosso dal Comune di Collesalvetti
ideato e curato da Francesca Cagianelli con Stefano Andres e Emanuele Bardazzi
AUDITORIUM DELLA PINACOTECA COMUNALE CARLO SERVOLINI
Complesso di Villa Carmignani, Collesalvetti, via Garibaldi, 79 / località Poggio Pallone
INGRESSO GRATUITO (su registrazione)
In occasione del 140° di Gino Mazzanti
1° Puntata
Conferenza di Stefano Andres, dottore di ricerca in Storia del diritto presso l'Università di Milano, Facoltà di Giurisprudenza
Esteti, metafisici e reazionari nella Toscana del primo Novecento:
il caso di Aleardo Kutufà
sabato 31 maggio 2025, ore 17.00
2° Puntata
Conferenza di Dario Matteoni, storico dell’arte
La casa della vita: dimore e collezionismo sulle tracce di Mario Praz
Il Palazzo delle Colonne a Livorno di Aleardo Kutufà: un viaggio nell’immaginario
Sabato 21 giugno 2025, ore 17.00
3° Puntata
Presentazione dell’edizione critica del volume
Benvenuto Benvenuti.
Un colloquio di Aleardo Kutufà d’Atene
Intervengono:
Stefano Andres, dottore di ricerca in Storia del diritto presso l'Università di Milano, Facoltà di Giurisprudenza; Emanuele Bardazzi, Storico dell’arte ed esperto di grafica tra Ottocento e Novecento; Francesca Cagianelli, storica dell’arte, conservatrice della Pinacoteca Comunale Carlo Servolini
Sabato 19 luglio 2025, ore 17.00
Finissage
La Religione della Bellezza secondo Aleardo Kutufà:
la passione per gli antichi Stili dell’Oriente e della Grecia nel segno di ÀKANTHOS
Conversazione con Mario Bernardi Guardi, scrittore e giornalista
a cura di Francesca Cagianelli, storica dell’arte, conservatrice della Pinacoteca Comunale Carlo Servolini
Giovedì 7 agosto 2025, ore 17.00
In occasione del FINISSAGE
sarà distribuita ai visitatori
che risulteranno registrati alle 3 puntate del Calendario
una copia omaggio dell’edizione critica del volume
Benvenuto Benvenuti. Un colloquio di Aleardo Kutufà d’Atene
L’Amministrazione Comunale di Collesalvetti ha il piacere di annunciare, sabato 31 maggio, ore 17.00, l’inaugurazione del Calendario Culturale Estate 2025, dal titolo ÀKANTHOS, promosso dal Comune di Collesalvetti, ideato e curato da Francesca Cagianelli con Stefano Andres e Emanuele Bardazzi, nel 140° di Gino Mazzanti, in occasione dell’importante mostra L’ora delle Lampade. Dialoghi di Aleardo Kutufà tra estetismo dannunziano, fantasmi crepuscolari e sogno del Medioevo, promossa dal Comune di Collesalvetti, ideata e curata da Francesca Cagianelli, con Stefano Andres e Emanuele Bardazzi, in programma alla Pinacoteca Comunale Carlo Servolini dal 24 aprile al 7 agosto 2025 (Complesso di Villa Carmignani, Collesalvetti, via Garibaldi, 79 / località Poggio Pallone – ingresso gratuito - tutti i giovedì, ore 15.30-18.30; anche su prenotazione per piccoli gruppi; info: 0586 980227-3926025703).
Fortemente voluto come diorama di novità nazionali e internazionali, destinato a impreziosire indelebilmente una stagione livornese finora troppo univocamente inquadrata in rapporto a raggruppamenti, tensioni e nostalgie municipalistiche, tale Calendario si configura come una vera e propria fucina di curiosità e futuribili linee-guida per un ripensamento radicale della storia dell’arte del nostro Novecento.
Non è un caso che il team scientifico, costituito da Francesca Cagianelli con Stefano Andres ed Emanuele Bardazzi, abbia individuato nell’edizione critica del volume Benvenuto Benvenuti. Un colloquio di Aleardo Kutufà d’Atene (Lucca 1944), una priorità scientifica talmente preziosa da coronare le idealità strategiche della mostra, proprio in quanto rara e sconosciuta testimonianza di una rilettura del divisionismo benvenutiano sull’onda non solo del magistero di Vittore Grubicy de Dragon, ma anche di predilezioni critiche e filosofiche che dall’estetismo di Angelo Conti e di Gabriele d’Annunzio si contaminano costantemente con le teorie schopenhaueriane e nietzschiane, senza tralasciare tutta una impalcatura teologica che dai Comandamenti di Mosé, il Corano, la Baghavad Gita, la Somma di Tommaso d’Aquino giunge fino alla Commedia dantesca, il Paradiso Perduto di Milton, il Giudizio Universale dell’Orcagna e di Michelangelo e le sinfonie di Beethoven.
Un testo sapido, eccentrico, inaspettato, emozionante, comunque di sconcertante trasversalità storico-critica, ritenuto quindi fondamentale in questa sede per rileggere nel XXI secolo artisti di estrazione livornese da troppo tempo sottratti a un’analisi ragionata che ne soppesasse l’effettiva statura e l’entità dell’aggiornamento in direzione internazionale, ma anche per riconfigurare una più aggiornata e articolata bibliografia relativa al Novecento labronico, in grado di diramarne a un ampio pubblico coordinate finalmente esaustive rispetto alle ormai usurate congetture di filiazione esegetica neofattoriana.
In occasione della 1° Puntata, sabato 31 maggio 2025, ore 17.00, si terrà la conferenza di Stefano Andres, dottore di ricerca in Storia del diritto presso l'Università di Milano, Facoltà di Giurisprudenza, dal titolo Esteti, metafisici e reazionari nella Toscana del primo Novecento: il caso di Aleardo Kutufà.
Si tratta del primissimo e magistrale affondo sull’imponderabile e mefistofelica personalità di Aleardo Enrico Leopoldo Paolo, nato a Livorno il 9 novembre 1891 dal Cavaliere Nicola Kutufà e dalla Marchesa Gemma Turini Del Punta, che sarà sempre fiero delle sue origini aristocratiche, coltivando nostalgicamente la memoria degli avi, e manterrà per tutta la vita un saldo legame spirituale con l’Ellade, sognando l’Oriente, quello classico e bizantino, ma anche quello favoloso descritto nelle Mille e una notte.
Iscrittosi al Liceo classico Niccolini di Livorno e appassionatosi di filosofia, incoraggiato dal proprio insegnate Alfredo Poggi, tra il 1908 e il 1909 Kutufà si dedicherà alla stesura di un trattato filosofico-teologico che perfezionerà negli anni immediatamente successivi: in quell’animo acerbo l’amore per il Bello, nelle sue manifestazioni naturali e artistiche, fungono da argine contro uno stato latente di inquietudine interiore e malinconia, ma proprio in tali frangenti di tensione matura l’interesse oltre che verso la filosofia nei suoi orizzonti metafisici (con particolare riguardo alle speculazioni pessimistiche di Schopenhauer), verso il pensiero leopardiano, la storia delle religioni e la metapolitica.
Sotto i riflettori di Stefano Andres finiscono tanto la “domestichezza fraterna” intervenuta con Ettore Serra, tanto il conseguente instradarsi sulle vie dell’estetismo, avvicinandosi alle teorie artistiche di Angelo Conti e al pensiero di Nietzsche, condividendo l’amore per Beethoven, Wagner e Catalani in campo musicale, per i Primitivi e per i Preraffaelliti in ambito pittorico.
Si susseguiranno quindi inediti flash sui capisaldi letterari di Kutufà, dal trattato di filosofia, La Metafisica teologica, lavoro acerbo ma metodologicamente solido che dà conto delle conoscenze e delle speculazioni del giovane Kutufà intorno all’idea di Dio che, in questa fase, assume sfumature deiste e antitradizionali, pubblicato nel 1911 a cura dell’editore R. Giusti di Livorno, fino a Il castello delle Voluttà, assemblaggio di quadretti in stile liberty e decadente, saturo di estetismo inglese e francese e di dannunzianesimo, in cui si esplora il Piacere nei suoi lati effimeri e fugaci, sfruttando una serie di topoi tipici di tale milieu culturale, pubblicato nel 1919 con l’editore Messaggerie Italiane di Bologna.
Data fondamentale per la carriera letteraria di Kutufà risulta infine il 1928, l’anno della pubblicazione, per i tipi di Benvenuti & Cavaciocchi, dell’opera forse più celebre e diffusa, Elegia delle Città Morte. Poema e quadri, nella quale, come specifica il titolo, si abbinano i versi a acqueforti realizzate dall’artista, e dove l’inquieto io narrante, attratto da una sensibilità quasi morbosa, si aggira estatico in una città spettrale (Lucca), avvolta dal silenzio, in uno spazio urbanistico, al contempo laico e religioso, antico, fascinoso, in disfacimento.
La 2° Puntata, in programma sabato 21 giugno 2025, ore 17.00, coinciderà con la Conferenza di Dario Matteoni, storico dell’arte, dal titolo La casa della vita: dimore e collezionismo sulle tracce di Mario Praz. Il Palazzo delle Colonne a Livorno di Aleardo Kutufà: un viaggio nell’immaginario.
Sulla scia dello straordinario ritrovamento del Trittico intitolato dall’artista, La mia dimora distrutta. Il Palazzo delle Colonne a Livorno (Trittico 1: Il vestibolo; Trittico 2: Il salone, in vista: La stanza dei fondi oro; Trittico 3: Il salone, in vista: La sala da pranzo con Polittico), si snoda un’ambiziosa e inedita ricostruzione della temperie del collezionismo italiano, tra gli anni Dieci e gli anni Quaranta, improntata a un onnivoro sincretismo che nel caso di Kutufà ingloba il gusto ruskiniano del Medioevo, mentre per quel che riguarda Mario Praz privilegierà il timbro antiquariale ossessivamente orientato verso l’Empire forniture.
Impalmato dalla critica per il saggio La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica (1930), concepito come un itinerario inaugurato all’insegna del Romanticismo europeo e destinato ad approdare al Decadentismo, Mario Praz (Roma, 1896-1982), saggista, anglista, scrittore, critico d’arte e giornalista, che inaugurerà la sua carriera culturale con una tesi sulla lingua di Gabriele d’Annunzio discussa nel 1920 presso l’Università di Firenze con Ernesto Giacomo Parodi, espresse la sua più autentica vena collezionistica in La casa della vita, pubblicato nel 1959 e dedicato al complesso di Palazzo Ricci.
Romanzo di innegabile impianto narrativo contaminato tuttavia dalla dilagante vocazione antiquariale, quest’ultimo enuncia i tortuosi meandri attraverso i quali l’itinerario squisitamente estetico di Praz si salda inscindibilmente con le sequenze biografiche e le tappe della propria carriera.
Ed è proprio sull’onda della configurazione di questa sorta di “museo vivo” che, da Kutufà a Praz, si possono recuperare le ragioni più intime di un gusto dell’abitare complesso, stratificato e per così dire riflesso dall’ambigua luce degli antichi specchi, nient’altro che una metafora dell’intricato tragitto stilistico di quei letterati e artisti che intesero fondere diverse le stazioni di una compagine estremamente trasversale del gusto europeo, dal Romanticismo al Decadentismo.
La 3° Puntata, prevista sabato 19 luglio 2025, ore 17.00, vedrà l’importante evento della presentazione dell’edizione critica del volume Benvenuto Benvenuti. Un colloquio di Aleardo Kutufà d’Atene (Lippi Editore, Lucca 1944).
Intervengono: Stefano Andres, dottore di ricerca in Storia del diritto presso l'Università di Milano, Facoltà di Giurisprudenza; Emanuele Bardazzi, storico dell’arte ed esperto di grafica tra Ottocento e Novecento; Francesca Cagianelli, storica dell’arte, conservatrice della Pinacoteca Comunale Carlo Servolini.
Fortemente voluta come omaggio a quella temperie estetizzante, di impronta dannunziana, che rappresenta forse il più autentico emblema culturale della mostra, tale edizione critica intende riproporre una stagione culturale indiscutibilmente unica nella Livorno primonovecentesca, dal Caffè Bardi al Gruppo Labronico, nell’ambito della quale la lezione divisionista divulgata tra le fila del cenacolo antignanese da Benvenuto Benvenuti, con la suprema regia di Vittore Grubicy de Dragon, assurge a piattaforma ideale, commista di speculazioni filosofiche afferenti a Nietzsche e Schopenhauer, ma anche e soprattutto alle teorie ruskiniane.
Trapelano fin dalle righe dell’ispirata Prefazione al volume, datata “Lucca, aprile del 1944”, i percorsi intricati, quanto atavici, sottesi all’incalzante dialogo instaurato con il collega Benvenuto Benvenuti, se è vero che in una notte di tre anni addietro, quindi databile al 1941, Kutufà, “nel salone-biblioteca dominato dai ritratti e dall’armi de’ miei avi”, si lasciava sedurre da una sentenza enunciata con non dissimili espressioni da John Ruskin e da Arthur Schopenhauer, e riproposta in altri termini da Oscar Wilde, secondo cui “innanzi un’opera d’arte si deve star come innanzi un sovrano: si deve cioè aspettare ch’essa parli per prima”.
Imperativamente distanziatosi dalla metodologia critica di Hippolyte Taine e Charles Augustin de Sainte-Beuve, responsabili a suo avviso di un approccio eccessivamente anatomico al misterioso fenomeno della genesi artistica, Kutufà rivendica l’intenzione di offrire nelle pagine del suo Colloquio con Benvenuto Benvenuti “l’equivalente intuitivo dell’opera d’arte”.
Emblematica dunque la conclusione dell’assunto enunciato nella Prefazione, coincidente con una professione di fede nelle enunciazioni teoriche di Walter Pater, secondo cui tutte le arti aspirano alla musica, in omaggio alla quale anche le pagine del suo Colloquio appaiono funzionali alla trasformazione delle “trame del pensiero e del sogno” in vere e proprie polifonie, tali da evocare certe musiche celesti “che l’iniziato Platone udiva palpitare nel sistema Universale”.
In occasione del Finissage, giovedì 7 agosto 2025, ore 17.00, si terrà la Conversazione con Mario Bernardi Guardi, scrittore e giornalista, a cura di Francesca Cagianelli, storica dell’arte, conservatrice della Pinacoteca Comunale Carlo Servolini, dal titolo La Religione della Bellezza secondo Aleardo Kutufà: la passione per gli antichi Stili dell’Oriente e della Grecia nel segno di ÀKANTHOS.
Se in occasione del convegno del 2002 presso il British Institute Jeanne Clegg ripercorreva nel contributo dal titolo “La presenza di Ruskin in Italia cento anni fa” le tappe fondamentali della fortuna ruskiniana sulle pagine del Marzocco, a partire dall’articolo di Angelo Conti, La religione dell’amore (V, n. 4, 28 gennaio 1900), fino all’intervento di Domenico Tumiati, I nemici di John Ruskin (V, n. 5, 4 febbraio 1900), si intende in questa sede indagare un ganglo assolutamente fondamentale, quanto inedito, del proselitismo ingenerato dal critico inglese nei circuiti artistici e letterari della Livorno primonovecentesca.
Scrittore, poeta, pittore, critico d’arte tra i più illustri dell’Ottocento britannico, ma anche viaggiatore instancabile, Ruskin esplorò ogni angolo d’Europa, concentrando la propria attenzione sul patrimonio artistico italiano: nel corso dell’avvincente tour italiano intrapreso nel 1845, oltre alle città predilette, Lucca e Pisa, si apprezzano le soste dedicate in particolare a Milano e Verona, per approdare a Venezia, tappa fondamentale soprattutto in relazione alla gestazione del secondo volume di Modern Painters (Pittori moderni).
Osteggiato fortemente nell’entourage intellettuale italiano dei primi due decenni del Novecento, sull’onda dell’ostilità manifestata a più riprese da Benedetto Croce, Ruskin divenne il bersaglio privilegiato di Vittorio Pica, che ne deplorerà la sua stravaganza e la sua intransigenza, preferendogli un modello di critica letteraria alla maniera di Hyppolite Taine, così come di Ugo Ojetti, che si schiererà ufficialmente nel 1897 contro la sua incapacità di fondare un’estetica scientificamente solida.
Ed ecco che in occasione di questa importante mostra si inaugura invece un capitolo fondamentale e inedito del ruskinismo in Italia, in quanto è innegabile che il critico britannico godette di un esplosivo gradimento nella Livorno del Caffè Bardi e del cenacolo antignanese coordinato da Benvenuto Benvenuti, attestato con visionarietà di esteta da Aleardo Kutufà, le cui coordinate filosofiche e critiche potranno rileggersi non senza una qualche sorpresa tra le straordinarie pagine del suo Colloquio con Benvenuto Benvenuti, la cui edizione critica curata da Francesca Cagianelli, con Stefano Andres ed Emanuele Bardazzi, costituisce oggi un’impresa miliare nell’ambito della rilettura aggiornata dell’ancora insondato panorama dell’editoria artistica livornese del Novecento.
A confermare la sostanziale importanza di tale inedito capitolo del ruskinismo a Livorno si intende citare quell’unicum bibliografico di Gino Mazzanti, di cui si celebra il 140°, dal titolo Àkanthos (Livorno 1928) che costituisce l’avamposto della divulgazione della lezione del critico britannico in sede labronica, di cui in mostra sarà esposta una profetica illustrazione chiosata da una citazione dannunziana tratta da Per l’Italia degli Italiani, Discorso pronunziato in Milano dalla ringhiera del Palazzo marino la notte del 3 agosto 1922, poi in “Bottega di Poesia” (Milano 1923).
INFO
pinacoteca@comune.collesalvetti.li.it
www.comune.collesalvetti.li.it
